venerdì 10 luglio 2009

FEDINA PENALE (Bossi)

Dopo la fedina penale di Massimo D'Alema, passiamo ad un altro simpatico personaggio, ma cambiando fronte politico, il soggetto di questa settimana è sotto il nome di Umberto Bossi. Quest'uomo predica bene (o quasi, di cazzate ne dice a valangate) quando parla, ma nasconde un bel passato, leggiamo la sentenza.
Umberto Bossi è stato condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per 200 milioni di finanziamento illecito dalla maxitangente Enimont; condannato in via definitiva per istigazione a delinquere e per oltraggio alla bandiera; indagato e imputato in altri procedimenti penali. Il 16 dicembre 1999 la Cassazione lo ha condannato a 1 anno per istigazione a delinquere, per aver incitato i suoi, in due comizi a Bergamo del 1995, a "individuare i fascisti casa per casa e cacciarli dal Nord anche con la violenza". Tremaglia, suo futuro collega ministro, l'aveva denunciato. Altra condanna definitiva nel 2007 ad 1 anno e 4 mesi (poi commutata in 3.000 euro di multa, interamente coperti da indulto) per vilipendio alla bandiera italiana, per aver dichiarato mel 1997 "quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo". Niente sospenzione condizionale della pena che però è coperta da indulto (che cancella anche quelle pecuniarie fino a 10.000 euro): insomma, Bossi non pagherà nemmeno un euro. Inoltre ha un altro processo in corso per lo stesso reato, per aver detto, sempre ne 1997, durante un comizio: "il tricolore lo metta al cesso signora... ho già ordinato un camion di carta igenica tricolore personalmente", nel 2002 la camera ha negato ai giudici l'autorizzazione a procedere, ritendo le espressioni rientranti nella libera attività parlamentare e dunque coperte da insindacabilità; ma nel 2006 la consulta ha annullato la delibera di Montecitorio, disponendo che Bossi sia processato come un comune cittadino. Il senatore è invece uscito indenne dal lungo processo per resistenza a pubblico ufficiale, in seguito agli scontri con la polizia che perquisiva, il 18 Settembre del 1996, la sede leghgista in via Bellerio a Milano: condannato a 7 mesi in primo grado e a 4 mesi in appello, Bossi s'è visto annullare con rinvio la seconda condanna in cassazione, che ha disposto un nuovo processo d'appello. e qui, nel 2007, è stato assolto. Ancora aperto, invece, il processo di Verona per le camice verdi della cosidetta "guardia nazionale padana" costituita nel 1996: Bossi, con altri 4 dirigenti leghisti, deve rispondere in udianza preliminare di attentato alla Costituzione e all'unità dello stato, nonchè di avere istituito una struttura paramilitare fuorilegge. Ma, almeno in questo caso, rischia poco o nulla: allo scadere dell'ultima legislatura, la maggioranza di centro destra ha riformato i due primi reati (punibili ora solo con la presenza di atti violenti), in modo da assicurare la decadenza al processo di Verona. L'ennesima legge ad personam. Una volta tanto non per il Cavaliere ma pre il senatùr (Bossi). Il procuratore di Verona Guido Papalia, però, tiene duro sull'accusa di associazione paramilitare. Allora, nel 2007 la camera regala l'insindacabilità ai deputati imputati, tra i quali Bossi, Calderoli e Maroni, quasi che la guardia padana fosse un'<>. A quel punto Papalia ricorre nuovamente salla Consulta con un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, come ha già fatto per un analogo provvedimento impunitario adottato dal Senato per salvare Gnutti e Speroni.
Questo è il vero Umberto Bossi.
Devis Branciaroli

1 commento:

  1. che umberto bossi non fosse uno stinco di santo era ovvio,e che nessuno dei nostri politici lo sia è ormai una certezza...
    io penso solo che l'italia avrebbe bisogno di una bella ridimensionata, e perchè no, di un colpo di stato!

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